I Cavalli

IL CAVALLO ARABO

Il cavallo Arabo é una delle razze più antiche: la sua origine risale a 3000 a.C. Già nel VI secolo d.C. i beduini praticavano l’allevamento selettivo accoppiando esemplari secondo criteri di selezione validi ancora oggi. Poiché le tribù beduine erano numerose e ognuna selezionava i propri cavalli con con propri criteri, si formarono inizialmente sette tipologie principali, che successivamente si ridussero alle tre che ancora oggi conosciamo:

 l’arabo bebuino (assil) rappresenta il tipo originario e si divide a sua volta in tre sottotipi: kuhailan, resistente e potente; siglavy, bello ed elegante; muniqi, leggero e velocissimo.
 l’arabo di pura razza è il discendente dei tre tipi appena citati incrociati tra loro, ed è quello che noi conosciamo come arabo (diffuso in tutto il mondo).
 la razza araba comprende cavalli di sangue orientale che, pur rispettando per morfologia e carattere il tipo arabo, hanno nel loro albero genealogico parentele con il berbero, con l’arabo persiano e con il siriano.

Cavallo di origine nobile, dai piccoli zoccoli e dal busto fine, appare una razza a sangue caldo e dal comportamento nevrile ed è originario dell’Arabia Saudita. Viene frequentemente utilizzato per migliorare o creare alcune razze di cavalli, tra i quali và inserito anche il puro sangue inglese.
Il cavallo arabo è di solito ottimamente utilizzato per il trekking e le gare di resistenza.

I cavalli arabi competono oggi in molti campi di attività equestri, e rendono la razza una delle dieci principali, più popolari nel mondo. Il cavallo arabo oggi è presente in tutto il mondo, ad esempio negli Stati Uniti, il Canada, il Regno Unito, l’Australia, l’Europa continentale, il Sudamerica (particolarmente il Brasile) e la relativa terra dell’origine, il Medio Oriente.

IL CAVALLO APPALOOSA

Il cavallo Appaloosaè un cavallo da sella e tiro leggero, originario degli Stati Uniti.
Resistente e duttile, viene impiegato nei rodei e negli spettacoli equestri, oltre ad essere un eccellente cavallo da turismo e da campagna. Discende dai cavalli introdotti dagli Spagnoli nel XVI secolo. I pellerossa che non conoscevano il cavallo, cominciarono ad impadronirsene e ad allevarli secondo i loro interessi. Il nome di questa razza deriva dal fiume Palouse che attraversa i territori un tempo abitati dalla tribù dei Nasi Forati (selezionatori di questa razza). Con l’annientamento della tribù nella seconda metà dell’Ottocento, la razza rischiò l’estinzione. Solo nel 1938 si ricostruì un ceppo ben selezionato e si riprese un allevamento serio con la creazione di un libro genealogico.

Il cavallo pezzato, oggi noto come Appaloosa, è esistito molto prima della storia scritta ed è forse una delle più antiche razze riconoscibili. Cavalli con mantello pezzato erano illustrati sulle pareti delle grotte in Francia databili al 18.000 a.C. circa e su statue e ceramiche dell’antica Cina. I preistorici scalfivano con la loro immagine le pareti delle grotte; gli antichi cinesi li chiamavano “Cavalli del Cielo”; il più famoso eroe della mitologia persiana, Rustam, protagonista dello Shah Namah, il libro dei re, ne montava uno, il potente Rakush. Sono i cavalli a spot, compagni dell’uomo in guerre sante e profane di tutti i tempi e in tutto il mondo.

L’Appaloosa è un animale duttile può essere impiegato in varie attività sportive: trekking, concorsi o lavoro con animali. Caratteristiche dell’Appaloosa sono: altezza superiore a 147 cm, testa dritta e magra, con iride circondata di bianco, spalla lunga e inclinata, maggese definito, zoccoli striati di bianco e nero, criniera e coda con crine rado, movimenti fluidi e veloci. I caratteristici disegni del mantello degli Appaloosa fanno sì che questa sia la più facilmente riconoscibile fra tutte le razze equine.
Il mantello, che per ogni esemplare è diverso come impronte digitali, ha otto disegni fondamentali, non sono ammessi però grigio e pinto. (I cavalli Appaloosa sono facilmente identificabili e non ne esistono due esattamente uguali.)
Il colore stereotipato di questa razza prevede un corpo scuro con una coperta a macchie bianche sulla regione lombare e sulle anche. I quadri del mantello variano dal “fiocco di neve” – corpo più scuro con picchiettature più chiare al “leopardo ” – con corpo bianco totalmente coperto di macchie scure.
Si definisco quindi:

1) coperta macchiata: mantello unito di vari colori (baio, sauro, morello, palomino ecc.) con groppa “macchiata”, ovvero ricoperta di macchie di color bianco su mantelli scuri o neri su mantelli chiari;
2) coperta bianca: mantello unito di vari colori, con groppa di un’altro colore, ma uniforme;
3) marezzato: quando è macchiato di molti colori;
4) leopardato: mantello bianco e macchie ovali e scure sparse per tutto il corpo;
5) semi leopardato;
6) poche macchie;
7) fiocco di neve: le macchie sono in prevalenza sulle cosce;
8) brina: mantello scuro e macchie bianche.

IL CAVALLO PONY

La definizione ufficiale di pony è quella di un cavallo di statura inferiore a 14,2 palmi (147 cm: ogni palmo equivale a 4 pollici e a 10,16 cm). Tuttavia, l’altezza non è l’unico criterio per definire un pony. Molti hanno altre caratteristiche che li distinguono dai loro parenti più grossi. E’ possibile far accoppiare un pony molto piccolo, come uno Shetland, con un cavallo molto grande, come uno Shire, perché entrambi sono membri della specie Equus caballus. Ma la maggior parte dei pony non sono cavalli in miniatura.

La vasta gamma dei pony, dal minuscolo, fragile Falabella al robusto, massiccio, muscoloso Fjord, è la prova vivente che i pony sono stati usati a lungo per molti scopi. Mentre il Falabella non potrà mai essere altro che un curioso giocattolo, il Fjord e molte altre robuste razze indigene sono state importanti per l’economia: per lavorare i campi, trainare i carri e portare in groppa carichi e persone. Tuttavia, la domanda per i pony da lavoro si riduce, mentre cresce quella di pony da sella per ragazzi. Si sviluppano a getto continuo razze vivaci e facili da addestrare, create incrociando i vecchi, solidi pony con Arabi e Purosangue Inglesi da taglia più ridotta.

IL CAVALLO PURO SANGUE INGLESE

Il Cavallo puro sangue inglese è una razza originaria della Gran Bretagna. La sua denominazione inglese “Thoroughbred” significa “allevato in purezza”.. La razza è nata grazie alla passione degli inglesi per le corse dei cavalli, passione già radicata diversi secoli prima che iniziasse la selezione di un cavallo da corsa specificatamente studiato per le gare di galoppo. Le origini della razza risalgono al 1700, dall’incrocio di giumente indigene da corsa con tre stalloni di origine araba: Darley Arabian, un baio oscuro dalle chiare origini arabe, Byerley Turk, un baio di ceppo arabo ma di origini turche e il baio oscuro Godolphin Arabian, noto anche come Godolphin Barb per le sue origini berbere. E’ il cavallo utilizzato in tutto il mondo per le corse al galoppo, avendo notevoli doti di velocità. Dal 1793 funziona il Libro Genealogico della razza in cui vengono iscritti solamente i soggetti nati da genitori iscritti.

Caratteristica tipica del Purosangue Inglese è la pelle sottilissima, morbida, che lascia trasparire le vene superficiali, con pelo corto, finissimo e setoso in quasi tutti i colori interi: baio, sauro, più raramente morello e grigio, eccezionalmente Roano.
Spesso presenta segni distintivi sulla fronte (liste o fiocchi) o sugli arti (balzane) che sono molto apprezzati. La coda e la criniera sono lisce e fini.
Le spalle sono lunghe e ben inclinate con garresi prominenti, questa combinazione consente un passo lungo, basso e redditizio.
La testa elegante e senza traccia di carnosità nella ganascia si fonde in un lungo collo graziosamente arcuato che si unisce simmetricamente con le spalle.
Il corpo é tipicamente lungo nelle sue proporzioni, quarti e lombi sono robusti e conferiscono potenza al galoppo.
Gli arti anteriori sono sottili, con avambracci lunghi e muscolosi, giunture larghe e piatte, inoltre la circonferenza dello stinco é difficilmente inferiore a 20 cm.
Le zampe posteriori sono lunghe e aggraziate, con le giunture dei garretti molto ben formate per dare la massima spinta propulsiva.